Fabio KoRyu Calabrò, cabarettista cantante dalla testa pelata e dagli occhiali tondi, ironico e buddista, veneziano d’adozione anche quando sposta la sua residenza qua e là per l’Italia, ha impiegato una ventina d’anni a dare forma al suo disco beatlesiano. “Albume Bianco” traduzione visionaria dell’ Album Bianco dei Beatles. Queste canzoni hanno fatto per anni da punto fermo dei suoi spettacoli dal vivo. Un laboratorio in gestazione che ha preso forma pian piano, brano dopo brano, verso dopo verso.
Il problema non era solo tradurre le parole in italiano, ma anche lo spirito originario , “ il solito annoso problema del testo tradotto-tradito” che ha reso necessari arditi adattamenti anche dal punto di vista musicale.
Perché ciò che per gli inglesi è folk per noi è tarantella, ciò che è country, per noi può essere un valzerino.
Se poi si pretende di sostituire gli arrangiamenti elaborati e i coretti caratteristici dei “Fab four” con il suono di un semplice ukulele e una voce solitaria, perché la cosa riesca ci vuole davvero tanto talento, uno spirito visionario e anche la fortuna di indovinare la soluzione giusta.
Calabrò ci è riuscito. Lo ha fatto per trenta canzoni rivoltando e sconvolgendo gli originali fino a restituirli perfettamente riconoscibili e perfettamente diversi, usando la propria ironia per ritrovare l’ironia dei Beatles che era ben distribuita a piene mani , anche se non sempre i fans erano in grado di coglierla districandosi tra slang e giochi di parole dell’originale.
Certo per farlo ha dovuto trasformare “Rocky Racoon” nel napoletano “Rocco Raccone”, “I’m so tired” nello strascicato emiliano “A sòn stràc”, “Helter Skelter” in “Alka-Seltzer” e la demenziale “Revolution N.9” è diventata “Devolution Nove” ovviamente in bergamasco con citazioni pseudo padane, e il risultato è esilarante ma formalmente corretto.
Il disco è stato presentato presso l’Hotel Bologna di Venezia-Mestre e ha coinvolto molti amici beatlesiani e non, dai Magical Mystery di Edy De Fanti, ai rollingstoniani Lagunablè, con l’apporto vocale di Massimo Bellio, il supporto tecnico di Alessandro Pizzin, la “benedizione” a distanza dei “Beatlesiani Associati d’Italia”
Giò Alajmo (Il Gazzettino, domenica 13 maggio 2001)
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Era la notte prima del mio esame di Elettronica 2 (!) e su RadioUno c’era StereoNotte che proponeva una maratona notturna di svariate cover dei Beatles. Oltre al conduttore, c’era un ospite (non ricordo chi fosse) espertissimo su tutto ciò che riguardava i Fab Four. Alla domanda: “Qual è la cover dei Beatles più bizzarra che tu abbia mai sentito?” Mi aspettavo che l’ospite rispondesse: “Quelle degli Shampoo” (per chi non lo sapesse, gli Shampoo sono un gruppo napoletano che ha rifatto alcune canzoni dei Beatles in napoletano, con un’ottima somiglianza sonora e dei testi divertentissimi; l’unico loro album è In Naples 1980-81). Con mio stupore, invece, l’ospite parlò di un cd di cover eseguite solo con voce e ukulele che consisteva nella traduzione dell’intero White Album dei Beatles e che si chiamava Albume Bianco. Qualche mese dopo, cercando su Internet le rarità e le cover dei Beatles più interessanti (da buon beatlesmaniaco, come amo definirmi), mi sono ricordato delle parole dell’ospite di quella notte e ho cercato con il mio fedele motore di ricerca: “Albume Bianco Beatles” e mi è apparsa una pagina del sito www.sanziocesoia.it ove si parlava di tale CD e così ho scoperto che il suo autore era Fabio Koryu Calabrò.
Da qualche giorno sto ascoltando Albume Bianco a ripetizione. Le sue traduzioni sono spesso geniali e brillanti, a volte fedeli, a volte divertenti, a volte incredibili. La scelta di eseguire le canzoni con solo voce e ukulele è una scelta molto coraggiosa. Il risultato straordinariamente brillante, che non fa sentire la mancanza nè la necessità di nessun altro strumento, è sintomo del visionario talento di Fabio e dell’efficacia delle sue traduzioni.
Basta dare un’occhiata alla tracklist per notare alcune delle trovate più brillanti: Glass Onion, tipico gioco di parole alla Lennon, è diventato un efficacissimo Vetrocipolla, While my guitar gently weeps diventa Piangi ukulele con me, Honey Pie diventa Monica, Revolution diventa una simpatica Devolution, Helter Skelter, lo scivolo a spirale della canzone scritta da McCartney diventa addirittura un digestivo: Alka Seltzer.
Prima di ascoltare il CD sembrava assurdo, ma ascoltandolo ci si rende conto che sono tutte traduzioni che non tradiscono lo spirito delle canzoni originarie. Le trovate di Calabrò, che possono sembrare davvero coraggiose e molto strane, sono semplicemente geniali. Non per niente Albume Bianco è il frutto di vent’anni di lavoro. Lavoro che continua, come assicura Fabio. Lo aspettiamo quindi con i futuri CD di traduzioni visionarie dei Beatles e, nel frattempo ci godiamo questo Albume Bianco, che non può mancare nella collezione di nessun appassionato di Beatles (e non solo!)
Sergio Palumbo (11 febbraio 2002, www.culturaspettacolo.it)
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Recensione Rivoltella – La Nuova Venezia (2012)